Accendo la radio. Suona un pezzo di early house che mi catapulta nell'ottobre 1987. Se non fossi circondata da persone che "sfogliano" gli i-pad a mo' di Evening Standard dei pendolari della Tube. E' il 12 ottobre 2010, sono a Londra, viaggiando sul filo rosso della Central Line, in direzione Haunch of Venison per visitare Loud Flash. British Punk on Papers. In mostra la collezione di Toby Mott, artista inglese con trascorsi punk al Roxy club di Covent Garden. "Punk was what it was". E' il manifesto di un'era che bruciò come una meteora alla fine degli anni settanta, raccontata attraverso poster, fanzine, flyer raccolti al Recordsville di Wilton Road; Rough Trade e Beaufort Market di Chelsea. Fumo, sudore, piscio e cheap lager impregnano i luoghi scuri popolati dagli ASA (Anarchist Street Army) di Pimlico ma anche gli strappi di carta provenienti dai garage suburbani, dove anonimi artisti provvisti di forbici, colla e fotocopiatrici mettevano in scena l'estetica del Do-it-yourself . Ironia, anarchia, citazione e controinformazione riassunti nel cut-up lettering "Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols" di Jamie Reid e nell'eco dei Damned di "New Rose" Ah!
(continua)